Incredibile pensare che siano trascorsi 400 anni dalla morte di Shakespeare! Tuttora così attuale, profondo conoscitore dell’animo umano, nei suoi drammi c’è la vita intera… Il mio romanzo “A rischio di vita”, edito nel 2013, è un omaggio al grande William, in quanto ricalca l’Amleto, ma anche se ne discosta.
Piero Corradi, il ragazzo protagonista, è venuto fuori dai meandri della mia testa in modo dirompente, un po’ come la dea Atena nata dalla testa di Zeus. Sono convinta che le cose accadano quando è il momento giusto: anni fa frequentavo un corso di scrittura che mi aveva molto coinvolta, stavamo trattando come argomento i drammi di Shakespeare quando Piero è uscito fuori, pretendendo che ascoltassi la sua storia giorno dopo giorno e la accogliessi sul foglio, dando vita alle sue emozioni. In realtà questo ho fatto: ho tirato fuori il suo dolore per la famiglia smembrata (la madre ha tradito il padre andando a convivere col fratello di lui, il padre ha abbandonato tutto trasferendosi all’estero), l’odio verso lo zio-patrigno, l’odio-amore verso il padre lontano, l’amarezza sfociante a tratti nel disprezzo verso la madre fedifraga, lo sconforto nel sentirsi inadeguato, incapace ad affrontare gli eventi e a mettersi in gioco, essendo divorato dalla lebbra dei dubbi e dell’incertezza, la mancanza di coraggio che lo spinge a rifiutare la nascita di un amore.
La frequentazione fra me e Piero è stata così profonda, così assidua che posso dire di conoscere ogni piega della sua psiche. Conoscendo lui ho conosciuto me, il parto è stato liberazione ma anche dolore, paura di perderlo, di lasciarlo andare…
Io sono Piero sì, ma sono anche Caterina, la sua controparte femminile, una reincarnazione rivoluzionata di Ofelia, che smentisce la famosa affermazione di Shakespeare: “Fragilità il tuo nome è donna!” (riferito nel dramma a Gertrude, la madre di Amleto). Caterina è una ragazza tutt’altro che fragile, porta luce nell’esistenza tormentata di Piero, è lei che gli apre gli occhi, gli dona speranza, riesce a scuoterlo, incitandolo con le parole che danno il titolo al libro “Tutti noi siamo a rischio di vita”, ovvero dobbiamo imparare a vivere rischiando, osando con coraggio, passione e fede nelle nostre capacità.
Io sono Piero, dunque, sono Caterina, ma sono anche Giancarlo, il padre artista elettico, fuori dagli schemi, non classificabile, estroso e idealista, che afferma: “l’amore lascia liberi”, colui che si fa da parte, abbandonando moglie e figlio al loro destino. Io sono anche Anna, la madre traditrice è vero, ma anche la donna che tale vuole essere considerata, e chiede di essere amata quale creatura in carne ed ossa, non messa su un piedistallo e idolatrata come una Madonna. Io sono il perfido zio Luigi, che tanto mi è piaciuto disegnare… Niente è più eccitante del creare un personaggio negativo, perché sarà lui a mettere in moto la vicenda, tramando qua, seminando zizzania là, apparendo in scena quando meno lo si aspetterebbe, sempre con un tocco di classe e un sorriso mefistofelico a fior di labbra…
Grazie, dunque, a Shakespeare per avermi ispirato questa storia, che è Amleto e non lo è, che può piacere o meno, ma resta una tappa fondamentale nel mio cammino artistico, perché questi personaggi sono altrettante parti di me, carne della mia carne, sangue del mio sangue, cuore del mio cuore. Del resto, quando si scrive con sincerità (come in questo caso) viene fuori la nostra vera natura e posso affermare di avere scritto sulla vita, usando l’anima, la pancia, le viscere, versando nelle pagine – senza risparmiarmi – tutta me stessa.