L’Officina dello scrivere ad alta voce
Sono tre anni ormai che, insieme all’amica Rosanna, abbiamo creato l’Officina dello scrivere ad alta voce. Entrambe avevamo partecipato, tempo fa, a un laboratorio di scrittura che ci aveva molto coinvolte, poi ci eravamo perse di vista, ognuna alla sua vita. Ma il destino o chi per lui ci ha fatto re-incontrare, ed è nata l’idea. Un laboratorio che fosse insieme di scrittura e anche di lettura (l’una non può esistere senza l’altra) e di lettura ad alta voce. Si lavora non solo sui testi, ma sul respiro, sull’espressione, sul ritmo e la musicalità delle parole… Leggere ad alta voce non solo testi di autori affermati, ma anche le proprie pagine, aiuta a capire se ciò che si è scritto funziona, se è poco credibile ecc. Ricordo con piacere un supplente d’italiano al ginnasio – i primi due anni per me sono stati duri, non ingranavo la marcia, ma amavo le sue ore, specie quella del sabato in cui ci faceva leggere a turno i “Promessi Sposi” (bestia nera per la maggior parte degli alunni): noi leggevamo ad alta voce, quindi eravamo coinvolti in prima persona, lui commentava le parti salienti. Ho ancora il libro corredato da splendide tavole illusrate in bianco e nero, con gli appunti che prendevo dalla sua voce. Ringrazio quel modesto supplente che si faceva tutte le mattine il tragitto in treno da Chiavari alla Spezia, lo ringrazio perché mi ha fatto scoprire la meraviglia di quel testo, che in seguito ho approfondito da sola, ma il primo approccio è stato veramente importante.
Chi può partecipare all’Officina? Non esistono limiti di età, non sono necessari titoli di studio altisonanti, non c’è esclusione di alcuna categoria o razza o condizione sociale. Servono solo carta e penna e voglia di “mettersi in gioco”, questo sì. Una certa capacità di lasciarsi andare, di osare. Capisco non sia facile per tutti: la pagina bianca può far paura, è come salire su una zattera che ti trasporta in mare aperto, è imbarcarsi in un viaggio alla scoperta di nuove terre, ma per scoprirle bisogna perdere di vista la riva, la costa, le luci del porto … Tuttavia vi assicuro che vale la pena provarci, perché non è tanto importante la meta, quanto sono costruttive le tappe del viaggio alla scoperta di sé.
Riunirsi davanti a un tavolo, una volta alla settimana, è salutare per tutti noi. Quando – dopo aver assegnato un tema su cui scrivere velocemente, come esercizio di riscaldamento, e anche per scaricare le tensioni della giornata, come valvola di sfogo antistress – osservo i miei compagni chini sui fogli, le penne che scorrono, il silenzio sacro che si crea… provo un miscuglio di emozioni, si crea un cerchio magico fra noi (l’ideale sarebbe infatti sedere intorno a una tavola rotonda come quella di re Artù), un legame fuori dal tempo e dallo spazio quotidiano, una magica unione fra persone diversissime, ognuna con le proprie gioie e ferite e cicatrici, con una storia da scaricare sulla pagina… I risultati, è naturale, dipendono dalle abilità e capacità tecniche di ciascuno, ma non bisogna abbattersi: l’esercizio aiuta chiunque a rendere fruibili al lettore le proprie riflessioni. L’ispirazione non piove dal cielo, è necessario lavoro e disciplina, i temi cui attingere sono innumerevoli, si possono trarre dalla realtà o affidarsi alla fantasia, o costruire un miscuglio di entrambe.
Si ha l’occasione per scoprire i grandi classici, ma anche autori contemporanei, sia nel campo della narrativa che della poesia. E riuscire ad esprimere qualcosa di personale dà una soddisfazione che non è quantificabile, né misurabile (in un mondo che tutto misura e quantifica).
Perché ho scritto questo? Perché mi sta a cuore l’Officina, perché l’amo e da quando Rosanna ed io l’abbiamo ideata ci ha arricchito – non certo in ambito monetario – ma in ambito umano sicuramente. Perché siamo un bel gruppo, perché valiamo, anche se qualcuno ha sempre la tendenza a pronunciare, prima di leggere ad alta voce i propri elaborati all’uditorio, frasi tipo: “Ah, io ho scritto una schifezza, in confronto a lei!”, “Il mio esercizio fa pena, vi avverto!”… e roba simile. Il che mi fa sorridere, a volte mi provoca una tenerezza infinita, altre volte mi fa incavolare, perché non è vero, perché ciò che esce è comunque importante, necessita solo che ci si lavori su. Come, dove e quando? Ritagliarsi uno spazio per sé, durante la settimana, prima del prossimo incontro? Seeee…. Lo so, non è facile, il tempo non c’è, il lavoro, la casa, i figli… E noi? Non siamo importanti noi, non è da curare la nostra anima, la nostra interiorità? Pensiamoci, ogni tanto. A noi.
Questo volevo dirvi, a voi che leggerete queste parole. In silenzio o ad alta voce. Pensateci. A quel tavolo, a quella stanza, a quella condivisione… Se vi venisse voglia di provarci… l’Officina sta terminando l’ultimo ciclo di incontri, ma riaprirà le porte e le iscrizioni ad ottobre. Siete invitati.